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SCATOLE CINESI E CLOWN DI ANDREA BOCCIA

SCATOLE CINESI E CLOWN DI ANDREA BOCCIA

SCATOLE CINESI E CLOWN DI ANDREA BOCCIA

14/03/2024


Questa volta ti propongo una curiosità, una vignetta di circa 166 anni fa.

Riguarda il mondo della pantomima e del clown, ma prima di contestualizzarla voglio condividere con te un pensiero. Anche perché potresti pensare: cosa centra il clown con il mago?



Ad alcuni sembrerà strano ma la figura del clown e quella del mago hanno tante cose in comune, sono le classiche due facce della stessa medaglia, le immagino come fossero parte di un disco che ruota perennemente su una superficie. Le due figure rimangono vive e vitali fintanto che la moneta non cada.



Da un lato di questa moneta c’è il clown un essere terreno che guarda in alto per elevarsi e riesce ad avere dei picchi veramente magici proprio quando non è cosciente di ciò che fa, la sua magia diventa naturale poiché è inconsapevole di ciò che produce, fino a quando ...purtroppo proprio quando diventa cosciente la magia scompare e lui cade , dall’altro lato di questa strano disco abbiamo il mago che è concentrato nelle sue magie e proprio nel momento in cui perde la sua capacità di controllare gli elementi, quando ritorna consapevole della sua fragilità e la vuole nascondere … diventa clown poiché la catastrofe è dietro l’angolo e nel momento che prova a riparare all’errore diventa comico e fa ridere suo malgrado.



Aggiungo che in ogni clown ci deve essere magia per essere perfetto e in ogni mago ci deve essere del clown per trasmettere umanità (e non solo).



Ma torniamo all’ antica vignetta. Mi sono accorto negli anni che la figura del clown non è per tutti la stessa, anche per gli stessi clown, ognuno ha un’ idea che diverge a seconda dell’epoca in cui è entrato in contatto con questa figura (accade lo stesso in magia, o in altre arti ma oggi, qui, parliamo di clown). Nuovo clown, clown terapeuta, clown teatrale, da pista, da piazza ecc… ognuno ha comunque un proprio rapporto con il passato, e spesso si sente dire:”non esiste più il clown di una volta…” oppure :”questo è l’ultimo clown vivente…”, come se esistesse un solo modo di pensare a questa figura.



Una volta un regista di Circo ,un caro amico , mi presentò una serie di artisti di diverse età e fermandomi a parlare con loro, ognuno lamentava il fatto che non esisteva più il vero circo, il fatto che mi lasciò perplesso è stato che ognuno mi parlava di un decennio differente, mi rivolsi a questo caro amico che con molta semplicità mi disse ‘’ Andrea in realtà ognuno di noi ha un ‘idea differente del circo a seconda dell’anno in cui vi ha iniziato a far parte ‘’ . Pensandoci bene la stessa risposta la possiamo avere in ogni disciplina, riesci a stabilire l’anno in cui una persona ha iniziato ad innamorarsi di quel mezzo espressivo, proprio ascoltando le sue nostalgie.



Perciò ogni decennio ha il suo clown, più bello di quello attuale, mi sono messo a cercare provando a capire chi aveva ragione e se ci fosse stato un clown ideale e perfetto in un periodo recente.



In questo ragionamento a scatole cinesi, trovando critiche al clown contemporaneo sempre più indietro nel tempo...alla fine sono arrivato ad una vignetta che è stata a corredo di un articolo del Punch — giornale satirico inglese dell’800- nella quale ci si lamentava che non c’era più una buona pantomima clownesca: scrivendo: “Cercasi un buon vecchio clown comico”.comico la data è il 1860. Credo che cercando ancora sarei risalito più indietro ma avrei anche in quel caso trovato la stessa risposta, è forse nella nostra indole comparare le edizioni precedenti un po' come accade con Sanremo dove anche la prima edizione era peggio di quella precedente.


Il materiale di questi appunti è stato preso dalla mia rivista: I Grandi Siognatori, Anno II, n. 1-2. 2012.